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Si sente tanto parlare di consapevolezza e dei vari modi e delle pratiche proposte per lavorare su di sé. Oggi si vive solo in funzione della materia, di quello che abbiamo, in termini di possesso e mai di quello che invece siamo. Così presi dalla cura per il proprio corpo da identificarci totalmente con esso, dimenticandoci che è soltanto una parte di noi. Certo è il nostro veicolo fisico, ma appunto, solo un veicolo, non la nostra interezza. Così presi nel curarlo, spesso solo la sua esteriorità, il suo aspetto, la cosa più superficiale ma anche quando siamo attenti ai suoi bisogni, e quindi anche alla sua funzionalità finiamo con il pensare che noi siamo il nostro corpo e poco altro.

Siamo così presi da questa materialità da essere sordi alla nostra stessa anima individuale, per ascoltare solo il nostro falso io (l’ego, la nostra personalità) che si è impadronito del nostro pensare, l’ha limitato. Ci siamo creati convinzioni e barriere che ci impediscono il cammino e ci hanno fatto dimenticare chi siamo veramente, la nostra vera origine, il nostro potere e le cose che siamo capaci di fare e di “creare”. Limiti che solo noi ci siamo messi e solo noi possiamo togliere, riuscendo a trovare un nuovo modo di vedere, una nuova visione, e lasciando cadere le illusioni.
Per scuoterci (svegliarci) da questo addormentamento nei confronti del nostro vero sé, quindi nei confronti della nostra realtà spirituale, quando è necessario, ci può “capitare” una "mal-essere".
Malessere come disagio, mancanza di voglia di vivere o fatica a portare avanti la vita che ci siamo costruiti; stanchezza; bisogno di tranquillità che però non riusciamo mai a trovare; voglia di isolarci e scappare dal mondo o dalla nostra routine; blocco emozionale, trauma o shock che manteniamo nella nostra vita di tutti i giorni senza capire come lasciarlo andare.

Il “mal-essere” viene per indurci ad un cambiamento:
se compiamo da soli il cambiamento non è più necessaria il malessere, non ha più ragione di arrivare se da soli ci siamo spinti al cambiamento, abbiamo mantenuto costante il flusso della vita. Dunque, la vera prevenzione è quella di fare il cambiamento al momento opportuno, prevenendo l’intervento di qualsiasi altra cosa che interveniente nella nostra vita con il solo scopo di cercare di indurre in noi un cambiamento che ci smuova, ci faccia svegliare ed uscire dalla staticità, fisica e mentale che abbiamo assunto, facendoci rifugiare nelle nostre abitudini di vita o dalle convinzioni radicate che riteniamo assolute, granitiche, e quindi ci fanno capire che abbiamo perso la giusta apertura mentale che ci dispone al cambiamento, al movimento.

Il contrario del cambiamento è l’abitudine. Tutto è in continuo cambiamento (tutto scorre) ma le abitudini (fissandoci, irrigidendoci) ci illudono di poterlo evitare, facendoci invece accumulare “scorie”: bagaglio emotivo che diventa sempre più pesante e difficile da portare con noi, quello stesso bagaglio che limita sempre di più i nostri movimenti, diventando sempre più grande perché non capiamo come lasciarlo andare, come liberarci per poter proseguire la nostra vita con il necessario slancio verso il nuovo, il cambiamento.
Il continuo cambiamento appartiene allo scorrere naturale di quell’energia che chiamiamo vita (che è sinonimo di movimento e pensiero), l’abitudine gli si oppone. Dunque, normalmente, siamo così egocentrici e pieni di abitudini egoistiche, che non permettiamo alla nostra energia vitale di scorrere liberamente nelle varie parti del nostro corpo! Quando un modo di sentire si è impadronito di noi, ne assumiamo anche il comportamento, al punto di vederlo su un altro e infastidirci di questo specchio-persona! Quante volte è capitato di incontrare qualcuno e non poterlo sopportare da subito, senza conoscerlo, per un suo comportamento? E se quel comportamento fosse proprio una parte di noi che non vogliamo riconoscere ed accettare, così da poterla cambiare? Così vediamo la persona “insopportabile” che suscita in noi sentimenti estremi, ma non capiamo che è soltanto uno specchio in cui ci riflettiamo ma non accettiamo quello che vediamo.

La consapevolezza che cerchiamo con i nostri Percorsi è proprio quella visione interiore che ci può permettere di riconoscere gli schemi e le abitudini in cui siamo caduti e che ci darà anche gli strumenti per poter capire e affrontare tutto questo, tagliando i rami secchi, liberandoci dal bagaglio emotivo e permettendoci di ritrovare il movimento, il cambiamento, il rinnovamento energetico e il suo bilanciamento, il flusso della vita che ci permetterà di andare verso le cose che sono per noi più importanti. Un passo alla volta.

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